Dio è amore...

         Mi chiamo Marina e desidero quest'oggi, attraverso questa opportunità concessami, lodare ed innalzare Colui che ha radicalmente cambiato la mia vita, riempiendola di un'immensa pace e di una profonda gioia. A causa della mia testardaggine, il mio orgoglio, la mia poca fede, il mio sentirmi giusta, ho sprecato tantissimo tempo della mia vita rischiando di perdere persino la salvezza dell'anima offerta "gratuitamente" dal buon Gesù.

         Sono nata in una famiglia appartenente alla religione ufficiale. Andavo regolarmente in chiesa ogni domenica, partecipavo a tutte le feste religiose ed avevo una discreta conoscenza «storica» del Vangelo. Insomma ero la classica "brava ragazza" ma Dio mi appariva estraneo e distante. All'età di ventidue anni, dopo anni di tensioni ed incomprensioni, i miei genitori si separarono e questo, per me, fu un duro colpo. Successivamente la mia nonna materna fu colpita da un ictus che, paralizzandola, la tenne inferma in un letto per otto lunghi anni, nel corso dei quali fu amorevolmente accudita da mia madre e da mia zia. Fu proprio in quel periodo che alcune persone, venendo a visitare mia nonna, ci parlarono di un Gesù vivente ed operante, un Gesù che poteva dare vera pace, profonda gioia e serenità, indipendentemente dalle circostanze esterne.

         Questo loro discorrere m'incuriosì, ma mia madre, molto attaccata alle rigide regole e ai riti formali del cattolicesimo, s'irritò moltissimo nei miei riguardi. Ciò nonostante, seppur di nascosto, andai ad una loro riunione di culto e, durante l'ascolto della Parola di Dio, provai una sensazione di benessere e di appagamento che non avevo mai avvertito prima d'allora. Rimasi colpita anche dal loro modo semplice e spontaneo di rivolgersi a Dio in preghiera.

         Dopo qualche tempo, nonostante la diffidenza iniziale, mia madre si convertì a Gesù e desiderava che anche io realizzassi le promesse del Signore ma gli anni passavano e i miei interessi preminenti erano ancora lo studio, il lavoro, il fidanzato di turno, il divertimento, lo sport, le diete, la bellezza fisica, le amicizie... alla fine veniva Dio. Mi ricordavo di Lui soprattutto quando avevo bisogno di conforto... insomma Egli era per me tipo un «bancomat spirituale» a cui attingere nei momenti di bisogno.

         Successivamente mia madre si ammalò per una sindrome neurologica di tipo parkinsoniano molto rapida e devastante. In pochissimo tempo divenne completamente invalida. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso! Mi sentivo sola e ferita; mio padre era ormai una figura distante e da anni non ci frequentavamo più. Dio mi appariva ancora più lontano ed ingiusto! Nonostante le sofferenza, la mamma m'invitava ad abbandonare la mia vita tra le braccia del Signore ma il mio cuore era duro ed il mio spirito spento. Non potrò mai dimenticare quel pomeriggio in cui (visto l'aggravarsi delle condizioni cliniche di mia madre) rivolsi a Dio la mia prima "vera" preghiera fatta di poche ma sentite parole. In umiltà e con gli occhi pieni di lacrime, Gli chiesi di prendere con Sé mia mamma. Era davvero straziante vederla condannata a vivere in quel modo, offesa nel corpo (oramai ridotto a un bozzolo rigido) e nell'amor proprio, eppure rimaneva fedele a Dio e mansueta nel sopportare quella prova. Quella sera stessa lei andò col Signore!

         Ripresi a leggere la Bibbia assiduamente; ascoltavo tramite Radio Evangelo le testimonianze di altri cristiani e la predicazione della Parola di Dio. Pian piano quei versetti mi mettevano davanti agli occhi la mia reale condizione di peccatrice imperfetta davanti all'Eterno; la Sua croce apparve ai miei occhi e nel cuore sentii crescere un peso immenso: era il peso dei miei peccati. Se Dio mi avesse chiamato a Lui in quel momento non avrei avuto scuse: ero una peccatrice come gli altri! A conferma la Parola di Dio dice: «Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio» (Rif. Epistola ai Romani Cap.3 verso 23). Fu in quel contesto che m'inginocchiai e piansi a dirotto. Lo Spirito Santo aveva lavorato nel mio cuore fino a convincermi di peccato ed a mettermi di fronte alla realtà che la mia anima non poteva essere salvata con le buone opere, coi «sacrifici» o coi «fioretti». Non dovevo neppure pensare di avere la pace con Dio solo perché avevo sofferto nel mio passato. Contemporaneamente alla verità sul mio stato di perdizione, Dio mi mostrava la via della salvezza ed il Suo amore: dovevo accettare Gesù come personale Salvatore, credere in Lui come Figlio di Dio ed invocarLo. Solo attraverso Gesù avrei avuto risposta e la ebbi realmente. Gloria al Suo nome benedetto!

         Sperimentai la "nuova nascita", quella rinascita spirituale di cui Gesù parlava a Nicodemo (Rif. Evangelo di Giovanni Cap. 3), un uomo religioso, buono, giusto, osservante dei riti ma "non salvato" e non pronto per il Regno dei cieli! Subito dopo aver chiesto perdono a Dio, quel peso che sentivo nell'anima svanì; Dio mi aveva perdonato e ora mi sentivo una Sua figliuola. Da allora dentro di me regna una pace speciale, vivo una vita esuberante e traboccante anche a dispetto delle circostanze esterne. Grazie Signore per la meravigliosa opera che Tu hai compiuto in me!

Marina


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