La chiesa primitiva
attribuiva questo Evangelo a Giovanni soprannominato Marco, figlio di una certa Maria
di Gerusalemme la cui casa fu il luogo d'incontro dei primi cristiani (Rif. Atti degli Apostoli Cap.12 v.12).
Giovanni era il nome ebraico, mentre Marco era quello romano.
Spesso si è messo in rilievo che gli argomenti trattati da Marco non sono altro che
lo sviluppo dettagliato della predicazione di Pietro come riportata nel libro degli Atti degli Apostoli
al Cap.10 dal verso 34 al 43. Marco infatti inizia la narrazione, proprio come Pietro, con il ministerio
di Giovanni Battista e conclude con l'ascensione del Signore.
Inoltre, secondo alcuni, essendo Marco stretto collaboratore dell'Apostolo Pietro (Rif. Prima Epistola
di Pietro Cap.5 v.13), questo Vangelo potrebbe essere la raccolta delle testimonianze oculari di Pietro.
Perciò Giustino Martire chiama questo Vangelo "Le Memorie di Pietro".
Comunque Pietro costituisce la principale, ma non unica, fonte d'informazione di questo Evangelo.
A differenza
del Vangelo di Matteo diretto ai Giudei, il Vangelo di Marco è diretto ai Gentili.
Egli spesso spiega parole ebraiche con parole latine e fa spesso cenni ai costumi giudaici. Inoltre egli
(nei testi originali) usa spesso parole latine e spiega parole greche con termini latini. Tutto ciò
conferma che Marco scrisse in modo particolare per i Romani.
Il tema
principale di questo Evangelo è radicato nel verso 45 del capitolo 10:
«Il Figliuol dell'uomo non è venuto per esser servito, ma per servire e per dare la Sua vita
come prezzo di riscatto per molti». Ecco il fulcro di questo Evangelo:
«Gesù, il perfetto Servo di Dio», l'operaio fedele, Colui che si affretta a compiere l'opera
che il Padre gli ha affidato.
Gesù in
quanto servitore rivela la Sua divinità e la Sua umanità.
Marco descrive:
i Suoi sentimenti umani, il Suo aspetto
(Rif. Cap.3 v.34; Cap.8 v.33; Cap.10 v.21-23);
la Sua tenerezza e compassione (Rif. Cap.1 v.41),
il Suo amore per il giovane ricco (Rif. Cap.10 v.21);
il Suo sdegno (Rif. Cap.3 v.5);
i sospiri del Suo spirito (Rif. Cap.7 v.34 e Cap.8 v.12).
L'Evangelista Marco
ci presenta un Cristo che si preoccupa affettuosamente del popolo, delle sue gioie,
della fame, delle avversità, della salute e persino della ipocrisia. Marco ci parla del Gesù potente nelle
parole e nelle azioni: con la voce acqueta la tempesta, libera gli indemoniati,
guarisce gli ammalati e risuscita i morti. Il racconto di Marco prosegue con
altre opere del Servo di Dio, che offre in servizio la vita, la quale si concluderà poi col sacrificio della
Sua morte in croce. Anche su questo punto, Marco descrive con uno stile rapido, conciso, realistico
e vigoroso i tristi eventi che accompagnano il processo e la crocifissione del perfetto Servo dell'Eterno.
Egli ci narra la sepoltura ad opera di uomini ricchi e la resurrezione dopo aver compiuto ormai
la Sua opera terrena.
Il libro di
Marco termina con la visione del mondo e con il compito affidato a coloro che amano
il Signore. I servitori del Servo di Dio «Andarono ed ancora oggi vanno (dei quali noi siamo solo
una piccola voce in questo vasto deserto) a predicare l'Evangelo da per tutto, operando il Signore
con essi e confermando la Parola con i segni che l'accompagnano». A questo compito tutti coloro
che lo amano devono dedicare se stessi finchè Egli venga. Gesù è venuto come «Servitore», noi
siamo stati da Lui chiamati per «servire».
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